Indirizzo, telefono, email.

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Abbandonata forse per sempre la Toscana, Gianni ormai vive per lo più tra i suoni e i panorami ovattati di Oderzo, a due passi da Vittorio Veneto, sotto le cime di Cortina d’Ampezzo.

Potete incontrarlo, con un pizzico di s-fortuna 😉 , la sera dopo le 19 a la Locanda alla Stazione, là dove fermano i treni che transitano per Ponte nelle Alpi. Oppure all’Osteria dei Giusti, proprio a Oderzo. O altrove nei paraggi…. inviando una mail a g.furla@hotmail.com . Molto raramente in quel di Fiorenza.

Per il resto, come si dice…?!

Ad maiora, ad meliora.

G.F.

 

Quando all’amore si sostituisce il cinismo di tutto e di tutti.
Il “grido” di Krzysztof Kieślowski.

 

 

« Sono sempre restìo a sottolineare una caratteristica specifica del lavoro di un grande regista, perché ciò tende inevitabilmente a semplificarne e sminuirne il lavoro. Ma riguardo a questa sceneggiatura (Decalogo N.d.R.), di Krzysztof Kieślowski e del suo coautore, Krzysztof Piesiewicz, non dovrebbe essere fuori luogo osservare che essi hanno la rarissima capacità di drammatizzare le loro idee piuttosto che raccontarle solamente. Esemplificando i concetti attraverso l’azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente raccontarglielo. Lo fanno con tale abbagliante abilità, che non riesci a percepire il sopraggiungere dei concetti narrativi e a materializzarli prima che questi non abbiano già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore. » [Stanley Kubrick]

 

 

LA TRAMA – Trois couleurs: Blanc

La storia si svolge inizialmente a Parigi, successivamente l’azione si sposta in Polonia, patria del protagonista Karol Karol. Costui, esperto parrucchiere, aveva conosciuto e sposato una bellissima donna francese, Dominique. Il matrimonio, tuttavia, dopo sei mesi è già fallito in quanto Karol risulterà essere impotente sessualmente. Il tribunale infatti decreta la separazione di Karol e Dominique adducendo come motivazione proprio la mancata consumazione del rapporto coniugale. Karol cerca disperatamente di opporsi: è realmente innamorato della moglie, e chiede al giudice, vanamente, un po’ di tempo, per riconquistare Dominique. “Dov’è qui l’uguaglianza?” domanda Karol al giudice, il quale sembra non dare ascolto ai suoi argomenti, espressi nel francese stentato proprio di un immigrato polacco. Addirittura prima di allontanarsi per sempre dalla casa in cui ha vissuto con la bellissima Dominique, Karol tenta un ultimo disperato approccio sessuale con la moglie, ma anche questo risulterà vano.

A questo punto la separazione è formalizzata e Karol si ritrova a vagare per le vie di Parigi, senza più né casa, né soldi, con la sola compagnia di una valigia, vuota, nella quale la moglie gli ha lasciato solo i suoi attestati di parrucchiere, e gli strumenti del mestiere: un pettine e una forbice. Incredibilmente, sarà proprio quella valigia, per Karol, la fonte di una nuova vita, e l’opportunità, per rivendicare l’uguaglianza, tradita dalla moglie e dal giudice.

Infatti, la sera stessa, Karol si ritrova nella metropolitana di Parigi, dove conosce, mendicando, un altro uomo polacco, Mikolaj. È con quest’ultimo che Karol dovrà scoprire la più amara verità: Dominique ha un altro uomo. Le voci, i sospiri, uditi al telefono, rendono la scoperta inequivocabile. Karol e Mikolaj restano insieme, nella stazione deserta; entrambi troveranno l’uno nell’altro la propria possibilità di riscatto. Mikolaj chiede a Karol un favore: c’è un uomo, in Polonia, che deve morire. Non può uccidersi, ma pagherà molto bene un estraneo, disposto a farlo. In cambio, Mikolaj aiuterà Karol a ritornare in patria, nascosto dentro l’enorme valigia, unico lascito dell’esperienza francese.

Il viaggio si rivela per Karol più pericoloso del previsto: giunta in Polonia, la valigia, entro cui viaggia, è rubata e portata via alla consegna dei bagagli dell’aeroporto, e solo dopo aver corso un grande pericolo, Karol riesce ad arrivare alla sua meta, cioè la casa del fratello Jurek, a Varsavia, dove riprende a lavorare come parrucchiere, nel negozio di lui.

Rapidamente Karol riesce a mettere da parte un po’ di soldi, ma per il suo progetto questo non basta; ripreso contatto con Mikolaj, si accorda quindi per uccidere quell’uomo, di cui i due avevano parlato nella metropolitana di Parigi. Con stupore di Karol, quell’uomo si rivelerà essere proprio l’amico: Karol gli spara, come da accordi, ma la pistola è caricata a salve e Mikolaj, scampato alla morte, ritrova la forza per continuare a vivere e abbandonare il suo progetto. Karol riceverà ugualmente il suo compenso, e soprattutto, da questo momento in poi, i due diventeranno fidati amici e collaboratori. Karol infatti, con i soldi messi da parte e con altri, guadagnati mediante alcune speculazioni immobiliari, può fondare finalmente una sua impresa, che in breve tempo gli permette di accumulare un’enorme fortuna. È a questo punto che Karol può finalmente rivendicare l’uguaglianza perduta, riscattandosi dall’ingiustizia patita dalla moglie Dominique e dal tribunale francese. Il piano è questo: Karol organizzerà, con l’aiuto di Mikolaj, la propria morte, facendo ritrovare un cadavere dai lineamenti irriconoscibili e gettando la colpa sulla moglie Dominique, che nel frattempo sarà giunta dalla Francia attratta dall’espediente dell’enorme fortuna lasciata, in eredità, dall’ex-marito. In questo modo Dominique sarà arrestata per omicidio, e Karol si ritroverà all’estero, per iniziare una nuova vita dopo aver cambiato, nuovamente, identità.

Il piano va perfettamente in porto: inscenato il funerale, Dominique assiste al rito funebre del marito il quale, prima della sua fuga definitiva, per vendicarsi ancor più pesantemente di Dominique si fa trovare nel letto della camera dell’albergo dove la moglie alloggiava e finalmente riesce a fare l’amore con lei. Il rapporto sessuale è estremamente soddisfacente per Dominique, ed è proprio questo il dramma della vendetta di Karol, in quanto se da un lato l’aver soddisfatto finalmente la moglie prima che questa venga arrestata per omicidio, funge da coronamento alla vendetta di Karol, dall’altro lato permette a Dominique di capire di essere innamorata dell’ex marito deciso ormai solo a vendicarsi. Il regista sembra quindi suggerirci che il sesso e il denaro sono gli inevitabili corollari del successo, e sono infatti il successo economico e la ritrovata virilità che per Karol assumono i connotati dell’uguaglianza perduta.

La conclusione del film è intensa e drammatica, quasi a certificare la sconfitta morale di entrambi i protagonisti: Karol si reca nel carcere, dove è detenuta la moglie, e osserva, da lontano, la finestra dove ella sembra affacciarsi. Dominique fa un gesto, come a riportare al dito l’anello – il matrimonio – rinnegato. E Karol, irrimediabilmente separato – stavolta per sua scelta – dalla moglie, finalmente piange. E forse solo adesso si rende conto del male che ha fatto non solo alla sua ex moglie, ma anche a se stesso.

La scena finale viene in parte svelata da Julie Delpy in un’intervista, presente tra gli extra del DVD, in cui afferma che il significato di ciò che viene da lei comunicato con il linguaggio dei segni è “Quando uscirò dal carcere, tu ed io partiremo assieme, sì? Oppure resteremo qui, insieme, e ci risposeremo”.

 

Quando tuo figlio appena nato tiene il tuo dito nel suo piccolo pugno, ti ha agganciato per la vita…

E quel “GANCIO” non si rompe mai. Lo dico soprattutto per quei papa’ ai quali la separazione e una compagna più stupida che crudele, insieme ad uno Stato che è complice!, han portato via i figli.

Potranno far qualsiasi cosa … impedirvi di vederli… tenerli lontano da voi… ma i vostri bambini prima o poi torneranno, torneranno da voi… vi cercheranno e sapranno che per loro avevate amore e comprenderanno che è stato solo per un gioco assurdo e malvagio che non avete potuto essergli vicini. Sapranno che vi è stato – ma solo temporaneamente – impedito di essere padri.

E’ una promessa, una promessa che viene da lontano. Che guarda lontano e che vede ciò che solo gli occhi dei bambini possono vedere.

Un abbraccio……… 😉

 

Render felice una ragazza? Ecco come fare ;-))

1. Dalle una delle tue magliette per dormirci ;
2. Lasciale dolci messaggi ;
3. Baciala di fronte ai tuoi amici ;
4. Fidati di lei più di chiunque altro ;
5. Dille che è bellissima anche se è in pigiama ;
6. Guardale gli occhi quando ti parla ;
7. Lasciale incasinare i tuoi capelli ;
8. Incasina i suoi capelli ;
9. Perdonala per i suoi sbagli ;
10. Guardala come se fosse l’unica ragazza che vedi ;
11. Falle il solletico anche se dice di smettere ;
12. Prendila per mano di fronte ai tuoi amici ;
13. Lasciala addormentare tra le tue braccia ;
14. Falla diventare matta e poi baciala ;
15. Prendila in giro e fatti prendere in giro ;
16. Stai sveglio tutta la notte con lei quando sta male ;
17. Guarda il suo film preferito con lei ;
18. Baciale la fronte ;
19. Lasciale indossare i tuoi vestiti ;
20. Stai con lei quando è triste ;
21. Falle sapere che è importante ;
22. Lascia che ti faccia tutte le foto che vuole ;
23. Baciala sotto la pioggia, e curala quando si ammalerà 🙂
24. Quando ti innamori di lei, dimostraglielo ;
25. Dille che la ami come mai avevi amato nessun altro prima ♥

DAL VANGELO DEI GIORNI NOSTRI per te che sei DONNA!

E Gesù chiamate le donne disse loro:
andate e annunciate la Notizia Buona.
Sradicate ideologie estranee al sogno di Dio.
Ricucite gli strappi inferti al progetto di una umanità degna di questo nome.

Dicono infatti:

-alzate barriere e muri.
Ma io vi dico:
create luoghi d’incontro.

-inasprite le leggi.
Ma o vi dico:
decolonizzate il linguaggio.

-criminalizzate le diversità.
Ma io vi dico:
insegnate la convivialità delle differenze.

-manipolate l’informazione.
Ma io vi dico:
coscientizzate i cuori.

-le razze sono molte e diverse.
Ma io vi dico:
esiste una sola: quella umana.

-instaurate paure.
Ma io vi dico:
chiamate le cose per nome.

-temete le immigrazioni.
Ma io vi dico:
rinfrescate le memorie.

-legalizzate la violenza.
Ma io vi dico:
educate alla pace.

-clandestino uguale reato:
Ma io vi dico:
ogni persona di buona volontà è cittadina del regno.

Non temete dunque:
andate,
e con la stessa audacia di quell’alba luminosa,
ancora irrorata di rugiada,
annunziate ai popoli la Buona Notizia.

Non temete, sarò con voi,
fino alla fine dei tempi.

 

[Elisa Kidanè, Parole clandestine]

FACEVA SESSO CON UN ALBERO – ARRESTATO 21ENNE

Alle perversioni non c’è mai fine. Lo dimostra il caso di un 21enne scozzese, sorpreso e arrestato mentre faceva sesso con un albero. Per la precisione, secondo il Sun, il ragazzo stava violentando una pianta al Central Park di Airdeie (dove non potrà più mettere piede). William Shaw, questo il nome del maniaco dal pollice verde, si sarebbe avvicinato all’albero per poi calarsi i pantaloni fino alle caviglie ed infine “abusare” della povera pianta. Non si tratta del primo episodio del genere in Scozia: nel 2007 Steven Marshall, diciannovenne, tentò di violentare un pavimento. L’anno scorso due addetti alle pulizie salvarono una bicicletta dal tentativo di stupro di Robert Stewart, 53 anni. E ancora prima, nel 1993 l’elettricista Karl Watkins è stato incarcerato per avere commesso atti sessuali con il manto stradale. (27/1/2010)

http://www.thescottishsun.co.uk/scotsol/homepage/news/2815615/William-Shaw-rapped-for-alleged-try-for-a-tree-bonk.html

C’è una GUERRA di cui è dura doversi convincere…

Ma è una guerra che esiste e c’è chi è costretto a combatterla.

E’ la guerra dei sessi: DONNE contro UOMINI.

Non ci si puo’ far niente nell’immediato se non cercare di DISARMARE gli aggressori.

Non è che tutte le donne vi prendano parte, ma avere una RELAZIONE con una di loro, per gli uomini è diventato un po’ come attraversare una strada quando sui tetti delle case si nascondono cecchini pronti ad aprire il fuoco.

Puo’ capitare a chiunque. Non solo a chi ha abitudini sessuali di tipo occasionale, ma anche a chi crede nel GRANDE AMORE!

Pensi di aver trovato l’altra meta’ del cielo e invece si tratti solo di una “GUERRIGLIERA”.

A quel punto SEI SPACCIATO e lo Stato NON TI DIFENDERA’.

Puoi morire… :-(

gf

Le possibili “contraddizioni” di una legge tra volontà del legislatore e oggettività del testo. – Dr. Giacomo Rocchi, Magistrato

Le contraddizioni della Legge – Dr. Giacomo Rocchi – Magistrato

1. Quando una legge è approvata definitivamente e promulgata, il suo contenuto è ormai cristallizzato nel testo pubblicato nella Gazzetta Ufficiale e su questo testo si concentrano gli interpreti: coloro che devono applicare la legge – operatori del settore, magistrati, avvocati, funzionari pubblici – nonché gli studiosi del diritto. Il criterio fondamentale di interpretazione è quindi quello oggettivo, che ha riguardo al testo e al suo significato e prescinde quasi del tutto dalle cosiddette “intenzioni del legislatore” che si possono ricavare dai lavori preparatori (proposte originarie, modifiche, emendamenti, discussione parlamentare dei singoli articoli, discussione generale ecc.). In sostanza – anche se può sembrare un’osservazione banale – una legge opera ed è efficace in forza del suo contenuto definitivo, a prescindere dalle intenzioni o dai desideri dei parlamentari che hanno contribuita ad approvarla e quindi, talvolta, anche contro queste intenzioni e questi desideri.
Il legislatore (cioè la maggioranza parlamentare che ha contribuito ad approvare la legge), ad un esame obbiettivo del testo normativo, potrà quindi risultare distratto (se non si è reso conto che, approvando un certo testo, non avrebbe ottenuto i risultati perseguiti) oppure in mala fede (se avrà proclamato un determinato principio facendo però in modo che esso non sia realmente realizzato) o ancora tecnicamente incapace (se non avrà tenuto conto degli effetti giuridici derivanti da altri rami del diritto, ad esempio i principi costituzionali che regolano il diritto penale); o, al contrario, attento, in buona fede e tecnicamente capace.
Ma l’interprete della legge lascia volentieri ad altri le valutazioni politiche o morali sull’operato del legislatore e si concentra, come si è detto, sul testo, magari – come in questo scritto – facendone emergere le contraddizioni e la sua reale efficacia.

[… …]

Ci sono in realtà ben altri modi per far funzionare una legge. Un esempio lo fornisce la legge 20/7/2004 n. 189 contenente “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali …”: legge approvata pochi mesi dopo la legge 40. La legge punisce severamente le condotte crudeli verso gli animali fino a giungere a punire con la reclusione da tre a diciotto mesi chiunque, per crudeltà e senza necessità, cagiona la morte di un animale (art. 544 bis c.p.).
Una recentissima sentenza della Cassazione apre lo squarcio su una vicenda a dir poco grottesca: un uomo, denunciato con l’accusa di maltrattamento di animali all’inizio del 2004 poiché accompagnava a passeggiare un cane meticcio malato, poi morto, per il sospetto che quelle passeggiate potessero aver cagionato, o affrettato la morte, alla fine del 2006 non aveva ancora visto finire la sua vicenda processuale (che probabilmente è ancora in corso): infatti, dopo una prima archiviazione da parte del G.I.P. su richiesta del P.M., la sezione locale dell’Associazione Nazionale per la Protezione degli Animali (A.N.P.A.) aveva chiesto la riapertura delle indagini (si ricordi: il cane era già morto da tempo); il P.M., ritenendo che non ve ne fosse necessità, aveva nuovamente chiesto l’archiviazione, poi disposta dal G.I.P. (11/1/2005); l’A.N.P.A., allora, aveva proposto ricorso per cassazione contro il decreto del G.I.P. deducendo di non essere stata avvisata della richiesta di archiviazione; davanti alla Corte di Cassazione a Roma, l’indagato (che evidentemente iniziava a preoccuparsi …) aveva nominato un avvocato (con le spese conseguenti). La Cassazione, con la sentenza ricordata, ha dato ragione al ricorso dell’A.N.P.A. e ha restituito gli atti al P.M. che, evidentemente, a questo punto dovrà (dopo tre anni …) fare qualche indagine.
A parte la valutazione dell’intera vicenda, interessante è notare che la Cassazione fonda la sua decisione sul fatto che la legge 189 attribuisce un ruolo particolare agli enti di tutela degli animali (che dovrebbero essere iscritti in un elenco ministeriale non ancora approvato), cosicché questi enti possono agire nel processo come se fossero persona offesa.

Ecco un modo, come si vede (fin troppo) efficace, per garantire davvero la tutela degli animali maltrattati o uccisi; [… …]

[Fonte: Dr. Giacomo Rocchi – Le contraddizioni della legge 40 – http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Dr._Giacomo_Rocchi_-_Le_contraddizioni_della_legge_40.php]

L’ultimo passo verso la povertà

In Italia, dice la Caritas, il 25 per cento degli ospiti delle mense dei poveri sono persone separate o divorziate: molti dormono in auto, alcuni nei dormitori pubblici; altri, certamente più fortunati, tornano a vivere con i genitori. Sono operai, ma anche impiegati e insegnanti.

La ragione di questo fenomeno è facilmente comprensibile: mantenere due abitazioni è spesso impossibile quando i denari non bastano neppure per pagare le rate del mutuo o il canone di locazione della casa coniugale. Non succede solo da noi: Daniel Clement, un avvocato divorzista di New York che cura un frequentatissimo blog dedicato al diritto di famiglia, ha scritto: «Fino a qualche anno fa ci occupavamo di dividere patrimoni e guadagni. Oggi ci occupiamo di ripartire i debiti».

E’ dura sopratutto per i padri. la legge giustamente si propone di salvaguardare in primo luogo l’interesse dei figli e quindi prevede che la casa coniugale sia assegnata al genitore con cui questi vivono; poiché, com’è noto, generalmente i bambini dopo la separazione continuano a vivere con la madre, al padre non resta che raccogliere le proprie cose e andarsene.

CARLO RIMINI – TORINO – 07/05/2010

[Fonte: http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/209952/]

Padri divorziati vittime di violenza economica: “Il mio bambino mi vede senza denaro, non conto più”

Una vita a metà, scandita da una routine che cozza con la consapevolezza di una ferita insanabile. E’ la prova più dolorosa, ripetuta ogni giorno, alla quale deve sottoporsi un ex-coniuge: uomo o donna non importa, il fallimento non ha sesso. Se poi viene meno la certezza del lavoro, allora il colpo di grazia è totale.

Anche i figli sono in pillole: questo, più di tutto, divora chi ha già dovuto rinunciare alla casa affrontando una lunga serie di ristrettezze economiche. «Il mio lo vedo una volta ogni 15 giorni – racconta Riccardo, uno dei tanti padri separati, che a distanza di anni ha ancora il groppo alla gola -. Resta con me dal sabato pomeriggio alla domenica pomeriggio».

Appena un giorno per parlarsi e provare a fingere una normalità fasulla. Ma i rancori e le ritorsioni che spesso accompagnano la fine di un rapporto possono rendere la situazione ancora più difficile. L’eventualità che uno dei due ex-coniugi si rifaccia una vita è una mazzata in più per quello che resta solo con i suoi ricordi.

A Riccardo è accaduto. Qualche tempo dopo la separazione, la compagna di un tempo si è risposata e ha avuto un figlio da un altro. Quel che è peggio, si è trasferita in una regione vicina: vicina ma abbastanza lontana per diradare le visite al bambino di primo letto, che oggi ha 12 anni. «Da tre volte alla settimana le visite sono scese a due volte al mese, capisce? – spiega il papà senza sapere a quale santo votarsi -. Non solo. L’ultima volta mio figlio ha detto che non potevamo vederci perchè doveva giocare a pallone… Non capivo, ho provato a insistere. Alla fine ha preso il telefono la mia ex-compagna. Mi ha avvertito di piantarla, ha detto che se volevo potevo pure sporgere denuncia».

Come se uno potesse combattere la distanza e ripristinare a suon di carte bollate l’affetto di un figlio che lentamente si spegne. «Per me era importante vederlo – spiega Riccardo -. La volta precedente, quando ha fatto la Cresima, mi sono limitato ad andare alla cerimonia prima di scappare via. Contavo su un giorno tutto nostro per festeggiare insieme».

Invece doveva giocare a pallone. Eccolo, il nemico. I rapporti che si allentano, il prevalere delle cose non dette: «Mio figlio capisce che non conto nulla e io non posso farci niente. Le poche volte che ci vediamo cominciamo a sembrare due estranei. Non so come vive, come passa le giornate, quali sono i suoi interessi… Gli chiedo della scuola, poi la conversazione si spegne. Una volta non era così».

ALESSANDRO MONDO – TORINO – 07/05/2010

 
[http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/209982/]

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