Il doppio dramma dei padri separati migliaia di euro tra avvocati e psicologi

Non è soltanto la crisi a spingere verso al povertà. E’ il caso di chi, oltre a perdere un lavoro si trova ad affrontare una rottura familiare, che tra spese legali e terapeuti può costare cifre a quattro zeri: “Finchè si vive in una famiglia si ha una vita e un reddito normale, una volta che si passa per la separazione si diventa immediatamente indigenti”

 

Le separazioni? Sono un affare, per gli avvocati e gli psicologi. Il risultato, spesso, è il tracollo finanziario delle (ex) famiglie, costrette a sobbarcarsi spese non alla loro portata, solo per vedersi riconoscere il diritto a vedere i propri figli per poche ore alla settimana. È questa la tesi che sostengono sempre più padri separati, alle prese con cause in tribunale per decidere dell’affidamento dei loro bambini.

“Se una coppia vuole separarsi e non trova un accordo – spiega Vittorio Persico, uno degli ospiti della casa per i papà separati di Rho – si entra in un meccanismo lungo e complesso che mette in moto un avvocato per parte, uno psicologo nominato dal tribunale e altri due psicologi, uno per parte”. Un iter che ha un costo, oltre che dal punto di vista emotivo per i figli e i genitori, anche economico: “Si parla di cifre che, solo per gli psicologi, oscillano dai 10 ai 15mila euro”, aggiunge il papà. È facile allora capire perché nelle categorie a rischio è sempre più facile trovare padri separati: “E’ un fenomeno strano che porta una persona, fino a che vive in famiglia, ad avere una vita e un reddito normale, mentre una volta che si è passati per la separazione, si diventa immediatamente indigenti”, racconta Enrico Croci, responsabile della casa di Rho. Di questo fenomeno ha parlato e continua a parlarne Vittorio Vezzetti, un pediatra che da anni si batte per l’applicazione della legge sull’affidamento condiviso. In un libro ha raccolto cento storie di separazione, dimostrando come, attraverso l’affidamento che lasci spazio a entrambi i coniugi si migliori la qualità della vita dei figli e sia più facile arrivare a un accordo. Di conseguenza, a ridurre gli esborsi economici che portano tante famiglie sotto la soglia di povertà.

“Oggi in Italia sono oltre settanta le associazioni che vogliono dare dignità alla genitorialità e si battono per fare in modo che i bambini possano frequentare sia la madre che il padre – aggiunge Persico -. Nel nostro paese, in realtà la legge già esiste ma viene applicata molto raramente, visto che in oltre il 90 per cento dei casi il minore viene affidato alla madre. Per questo motivo c’è fermo al Senato un nuovo provvedimento legislativo che vuole potenziare questo strumento di suddivisione ma per ora non si riesce a fargli concludere l’iter”. Negli altri paesi europei la situazione è completamente diversa: “Questa tipologia di affidamento è già in uso in modo stabile; l’Italia, purtroppo, anche in questo è fanalino di coda nell’Ue”.

 

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/03/20/news/nuovi_poveri_le_separazioni-31523665/

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