Quando all’amore si sostituisce il cinismo di tutto e di tutti.
Il “grido” di Krzysztof Kieślowski.
« Sono sempre restìo a sottolineare una caratteristica specifica del lavoro di un grande regista, perché ciò tende inevitabilmente a semplificarne e sminuirne il lavoro. Ma riguardo a questa sceneggiatura (Decalogo N.d.R.), di Krzysztof Kieślowski e del suo coautore, Krzysztof Piesiewicz, non dovrebbe essere fuori luogo osservare che essi hanno la rarissima capacità di drammatizzare le loro idee piuttosto che raccontarle solamente. Esemplificando i concetti attraverso l’azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente raccontarglielo. Lo fanno con tale abbagliante abilità, che non riesci a percepire il sopraggiungere dei concetti narrativi e a materializzarli prima che questi non abbiano già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore. » [Stanley Kubrick]
LA TRAMA – Trois couleurs: Blanc
La storia si svolge inizialmente a Parigi, successivamente l’azione si sposta in Polonia, patria del protagonista Karol Karol. Costui, esperto parrucchiere, aveva conosciuto e sposato una bellissima donna francese, Dominique. Il matrimonio, tuttavia, dopo sei mesi è già fallito in quanto Karol risulterà essere impotente sessualmente. Il tribunale infatti decreta la separazione di Karol e Dominique adducendo come motivazione proprio la mancata consumazione del rapporto coniugale. Karol cerca disperatamente di opporsi: è realmente innamorato della moglie, e chiede al giudice, vanamente, un po’ di tempo, per riconquistare Dominique. “Dov’è qui l’uguaglianza?” domanda Karol al giudice, il quale sembra non dare ascolto ai suoi argomenti, espressi nel francese stentato proprio di un immigrato polacco. Addirittura prima di allontanarsi per sempre dalla casa in cui ha vissuto con la bellissima Dominique, Karol tenta un ultimo disperato approccio sessuale con la moglie, ma anche questo risulterà vano.
A questo punto la separazione è formalizzata e Karol si ritrova a vagare per le vie di Parigi, senza più né casa, né soldi, con la sola compagnia di una valigia, vuota, nella quale la moglie gli ha lasciato solo i suoi attestati di parrucchiere, e gli strumenti del mestiere: un pettine e una forbice. Incredibilmente, sarà proprio quella valigia, per Karol, la fonte di una nuova vita, e l’opportunità, per rivendicare l’uguaglianza, tradita dalla moglie e dal giudice.
Infatti, la sera stessa, Karol si ritrova nella metropolitana di Parigi, dove conosce, mendicando, un altro uomo polacco, Mikolaj. È con quest’ultimo che Karol dovrà scoprire la più amara verità: Dominique ha un altro uomo. Le voci, i sospiri, uditi al telefono, rendono la scoperta inequivocabile. Karol e Mikolaj restano insieme, nella stazione deserta; entrambi troveranno l’uno nell’altro la propria possibilità di riscatto. Mikolaj chiede a Karol un favore: c’è un uomo, in Polonia, che deve morire. Non può uccidersi, ma pagherà molto bene un estraneo, disposto a farlo. In cambio, Mikolaj aiuterà Karol a ritornare in patria, nascosto dentro l’enorme valigia, unico lascito dell’esperienza francese.
Il viaggio si rivela per Karol più pericoloso del previsto: giunta in Polonia, la valigia, entro cui viaggia, è rubata e portata via alla consegna dei bagagli dell’aeroporto, e solo dopo aver corso un grande pericolo, Karol riesce ad arrivare alla sua meta, cioè la casa del fratello Jurek, a Varsavia, dove riprende a lavorare come parrucchiere, nel negozio di lui.
Rapidamente Karol riesce a mettere da parte un po’ di soldi, ma per il suo progetto questo non basta; ripreso contatto con Mikolaj, si accorda quindi per uccidere quell’uomo, di cui i due avevano parlato nella metropolitana di Parigi. Con stupore di Karol, quell’uomo si rivelerà essere proprio l’amico: Karol gli spara, come da accordi, ma la pistola è caricata a salve e Mikolaj, scampato alla morte, ritrova la forza per continuare a vivere e abbandonare il suo progetto. Karol riceverà ugualmente il suo compenso, e soprattutto, da questo momento in poi, i due diventeranno fidati amici e collaboratori. Karol infatti, con i soldi messi da parte e con altri, guadagnati mediante alcune speculazioni immobiliari, può fondare finalmente una sua impresa, che in breve tempo gli permette di accumulare un’enorme fortuna. È a questo punto che Karol può finalmente rivendicare l’uguaglianza perduta, riscattandosi dall’ingiustizia patita dalla moglie Dominique e dal tribunale francese. Il piano è questo: Karol organizzerà, con l’aiuto di Mikolaj, la propria morte, facendo ritrovare un cadavere dai lineamenti irriconoscibili e gettando la colpa sulla moglie Dominique, che nel frattempo sarà giunta dalla Francia attratta dall’espediente dell’enorme fortuna lasciata, in eredità, dall’ex-marito. In questo modo Dominique sarà arrestata per omicidio, e Karol si ritroverà all’estero, per iniziare una nuova vita dopo aver cambiato, nuovamente, identità.
Il piano va perfettamente in porto: inscenato il funerale, Dominique assiste al rito funebre del marito il quale, prima della sua fuga definitiva, per vendicarsi ancor più pesantemente di Dominique si fa trovare nel letto della camera dell’albergo dove la moglie alloggiava e finalmente riesce a fare l’amore con lei. Il rapporto sessuale è estremamente soddisfacente per Dominique, ed è proprio questo il dramma della vendetta di Karol, in quanto se da un lato l’aver soddisfatto finalmente la moglie prima che questa venga arrestata per omicidio, funge da coronamento alla vendetta di Karol, dall’altro lato permette a Dominique di capire di essere innamorata dell’ex marito deciso ormai solo a vendicarsi. Il regista sembra quindi suggerirci che il sesso e il denaro sono gli inevitabili corollari del successo, e sono infatti il successo economico e la ritrovata virilità che per Karol assumono i connotati dell’uguaglianza perduta.
La conclusione del film è intensa e drammatica, quasi a certificare la sconfitta morale di entrambi i protagonisti: Karol si reca nel carcere, dove è detenuta la moglie, e osserva, da lontano, la finestra dove ella sembra affacciarsi. Dominique fa un gesto, come a riportare al dito l’anello – il matrimonio – rinnegato. E Karol, irrimediabilmente separato – stavolta per sua scelta – dalla moglie, finalmente piange. E forse solo adesso si rende conto del male che ha fatto non solo alla sua ex moglie, ma anche a se stesso.
La scena finale viene in parte svelata da Julie Delpy in un’intervista, presente tra gli extra del DVD, in cui afferma che il significato di ciò che viene da lei comunicato con il linguaggio dei segni è “Quando uscirò dal carcere, tu ed io partiremo assieme, sì? Oppure resteremo qui, insieme, e ci risposeremo”.
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