Padri divorziati vittime di violenza economica: “Il mio bambino mi vede senza denaro, non conto più”

Una vita a metà, scandita da una routine che cozza con la consapevolezza di una ferita insanabile. E’ la prova più dolorosa, ripetuta ogni giorno, alla quale deve sottoporsi un ex-coniuge: uomo o donna non importa, il fallimento non ha sesso. Se poi viene meno la certezza del lavoro, allora il colpo di grazia è totale.

Anche i figli sono in pillole: questo, più di tutto, divora chi ha già dovuto rinunciare alla casa affrontando una lunga serie di ristrettezze economiche. «Il mio lo vedo una volta ogni 15 giorni – racconta Riccardo, uno dei tanti padri separati, che a distanza di anni ha ancora il groppo alla gola -. Resta con me dal sabato pomeriggio alla domenica pomeriggio».

Appena un giorno per parlarsi e provare a fingere una normalità fasulla. Ma i rancori e le ritorsioni che spesso accompagnano la fine di un rapporto possono rendere la situazione ancora più difficile. L’eventualità che uno dei due ex-coniugi si rifaccia una vita è una mazzata in più per quello che resta solo con i suoi ricordi.

A Riccardo è accaduto. Qualche tempo dopo la separazione, la compagna di un tempo si è risposata e ha avuto un figlio da un altro. Quel che è peggio, si è trasferita in una regione vicina: vicina ma abbastanza lontana per diradare le visite al bambino di primo letto, che oggi ha 12 anni. «Da tre volte alla settimana le visite sono scese a due volte al mese, capisce? – spiega il papà senza sapere a quale santo votarsi -. Non solo. L’ultima volta mio figlio ha detto che non potevamo vederci perchè doveva giocare a pallone… Non capivo, ho provato a insistere. Alla fine ha preso il telefono la mia ex-compagna. Mi ha avvertito di piantarla, ha detto che se volevo potevo pure sporgere denuncia».

Come se uno potesse combattere la distanza e ripristinare a suon di carte bollate l’affetto di un figlio che lentamente si spegne. «Per me era importante vederlo – spiega Riccardo -. La volta precedente, quando ha fatto la Cresima, mi sono limitato ad andare alla cerimonia prima di scappare via. Contavo su un giorno tutto nostro per festeggiare insieme».

Invece doveva giocare a pallone. Eccolo, il nemico. I rapporti che si allentano, il prevalere delle cose non dette: «Mio figlio capisce che non conto nulla e io non posso farci niente. Le poche volte che ci vediamo cominciamo a sembrare due estranei. Non so come vive, come passa le giornate, quali sono i suoi interessi… Gli chiedo della scuola, poi la conversazione si spegne. Una volta non era così».

ALESSANDRO MONDO – TORINO – 07/05/2010

 
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